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Cos’è la Brand awareness e qual è la differenza con la brand reputation

In ambito di marketing e comunicazione un’espressione ricorrente, non sempre usata a proposito, è brand awareness: fattore molto importante che merita di essere indagato con più attenzione. Il termine awareness si può tradurre con consapevolezza, che in questo caso va ad indicare il livello di notorietà di un marco presso il pubblico, il suo grado di riconoscibilità in un mercato ricco di opzioni. Questo aspetto è fondamentale per assicurare il successo ad un’azienda ed imporsi nel proprio settore, scavalcando la concorrenza e diventando un punto di riferimento presso il target di riferimento.

La brand awareness riguarda la diffusione del marchio e la sua capacità di penetrazione nell’immaginario collettivo, perseguendo l’obiettivo di diventare la prima alternativa possibile nella mente del consumatore, grazie ad un’associazione diretta e immediata col prodotto.

La differenza con la brand reputation è che quest’ultima considera parametri soggettivi e qualitativi, che dipendono dal tipo di reazione del pubblico in risposta all’immagine del brand e ai prodotti e servizi proposti. La brand awareness si struttura invece su un piano oggettivo e quantitativo, da misurare attraverso l’impiego di appropriate scale ed affidabili strumenti per comprendere come muoversi in maniera efficace.

David Aaker, economista ed esperto di marketing statunitense, ha sviluppato un modello molto chiaro ed intuitivo per classificare la brand awareness di un’azienda realizzando la cosiddetta piramide di Aaker che riassume 4 livelli di conoscenza della marca, partendo dalla sua totale assenza per arrivare al “top of mind”, dove conoscenza e consapevolazza si fondono influenzando il comportamento del consumatore.

Fra gli strumenti adatti a misurare la brand awareness ruolo predominante è detenuto da Google Analytics che permette di tenere sotto controllo tutti i dati utili come il traffico verso il sito, numero di visite e le conversioni. Da non trascurare anche le informazioni che si possono ottenere tramite Insights Facebook per monitorare costantemente l’andamento della pagina aziendale sul social network, considerando il seguito ottenuto, le interazioni degli utenti, le loro abitudini e preferenze.

E quali sono i modi migliori per incrementare la brand awareness?

Partendo da un’approfondita analisi della situazione, è necessario definire una strategia seria ed articolata che comprenda campagne di comunicazione incisive e coerenti. Un compito molto importante deve essere svolto da un’attività SEO volta ad individuare le keyword principali del settore e a sfruttarne il potere per riuscire a scalare posizioni nei motori di ricerca e rendere il marchio facilmente reperibile e riconoscibile. Allo scopo di salire di livello nella piramide di Aaker non può mancare un’accurata gestione dei social network, canali molto utili per generare interesse e coinvolgimento ed ottimizzare il grado di conoscenza di un brand, trasformandolo nell’unica risposta adatta a soddisfare le esigenze degli utenti.

Ogni azione deve essere coordinata per realizzare una brand image positiva e affidabile che inneschi senso di familiarità servendosi anche di testimonial famosi e credibili come sportivi, attori o influencer di professione, utilizzando un logo accattivante e ricorrendo eventualmente anche a product placement in film e serie televisive. Solo grazie a diverse e ben cadenzate azioni un marchio può emergere all’interno di un determinato settore lasciando indietro la concorrenza e imponendosi sul mercato in cima ai desideri dei consumatori.

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Come migliorare la reputazione online di un’azienda

Per incrementare il successo della propria attività bisogna avere una visione ampia e curare con attenzione ogni aspetto, come la reputazione online, ovvero quello che viene detto sul web a proposito della vostra azienda e dei servizi o prodotti offerti. Non è sufficiente creare una pagina Facebook o un blog aziendale dove inserire qualche vaga informazione o testi copiati da altri siti e pensare di essere a posto, ma va pianificata una strategia ben precisa e mirata.

Il lavoro che sta dietro ad una solida reputazione online è complesso e deve essere pianificato tenendo conto di vari aspetti, come il tipo di immagine che si vuole costruire e i valori aziendali a cui ispirarsi, da esprimere sia tramite elementi come logo, colori e payoff che con una linea di comunicazione chiara e coerente, che riesca ad indirizzarsi verso il giusto target di pubblico.

Per ottenere buoni risultati dovete cominciare ad assicurarvi un dominio proprietario rappresentativo del nome del brand; una buona estensione, nazionale o generica, può contribuire a connotare il sito in maniera più specifica. Per arginare problematiche relative ai competitor, è utile registrare le estensioni principali, quindi per esempio oltre al .it acquistate anche .com .eu e così via.

È inoltre fondamentale tenere alta la guardia contro possibili violazioni del copyright o contraffazioni online per difendere la credibilità del marchio, essenziale per proporsi come realtà affidabile e sicura.

Un altro elemento importante è il monitoraggio continuo di ciò che viene scritto sul web riguardo alla vostra azienda. In questo modo potete ottenere un quadro preciso di come viene percepito il brand e valutata l’attività e capire come indirizzare la strategia di comunicazione, sfruttando ed amplificando le opinioni favorevoli per diffondere un’immagine positiva e attrarre un pubblico più ampio di potenziali clienti.

A questo scopo esistono strumenti ad hoc che facilitano il compito di monitorare citazioni e opinioni online come Hootsuite o Tweetdeck, specifici per verificare la situazione su Twitter, Seozoom, pensato per controllare ed ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca e Talkwalker, importante tool che permette di avere una visione completa dei dati diffusi sui social network.

Insieme all’aspetto del monitoraggio, bisogna definire un’accurata strategia di content marketing per impostare in maniera ragionata la diffusione tramite blog aziendale e profili social di contenuti di qualità, originali, opportunamente calendarizzati e in target, in modo da suscitare interesse all’interno di un pubblico specifico.  In questa prospettiva non può mancare un’attenta e continua moderazione dei commenti volta sia a risolvere in maniera tempestiva eventuali problemi che a svolgere un primo servizio di customer care unito all’attività di comunicazione, il tutto sempre mantenendo un tono ben definito e coerente. Con una gestione articolata di contenuti e social si può quindi perseguire l’obiettivo di ottenere un aumento del coinvolgimento ed un incremento delle conversioni, con annesso miglioramento delle performance aziendali.

Tutti questi diversi aspetti meritano di essere seguiti in maniera costante e approfondita perché possono trasformarsi in efficaci leve sia per fidelizzare i clienti che per guadagnare visibilità e attirare nuovi utenti, attraverso la costruzione e il consolidamento di un’immagine autorevole dell’azienda.

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WhatsApp Pay: imminente il lancio in India

Se ne sente parlare da tanto, ma, ancora, WhatsApp Pay non rimane che una suggestione: parrebbe, però, che l’app di messaggistica di proprietà di Facebook abbia finalmente deciso di fare sul serio nel mondo dei pagamenti iniziando dal mercato indiato, dopo cica un anno di test (come riportato da PYMNTS.com).

“A questo punto è solo una questione di approvazione normativa in India”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg lo scorso giovedì (25 luglio), durante la conferenza sugli utili dell’azienda. “Oltre l’India, stiamo lavorando anche in numerosi altri Paesi e speriamo di poter distribuirlo a una grande percentuale delle persone che usano WhatsApp entro il prossimo anno”.

La funzionalità di pagamento è stata ritardata a causa di un maggiore controllo da parte del governo a seguito di informazioni errate. Anche l’azienda con sede a Menlo Park è stata bloccata nel tentativo di soddisfare le normative governative che richiedono l’archiviazione dei dati localizzata.

“I servizi di pagamento sono fondamentali… portando milioni di persone in più nell’economia digitale in rapida crescita dell’India”, ha dichiarato Will Cathcart, responsabile globale di WhatsApp in un evento a Nuova Delhi.

Il basso costo dell’accesso a Internet sta causando una rapida crescita del suo utilizzo in India, dove WhatsApp ha 400 milioni di utenti (circa un terzo della popolazione). Allo stesso tempo, anche il governo sta incoraggiando un maggior numero di utenti a convertirsi ai pagamenti digitali, anziché utilizzare il contante.

Il panorama dei pagamenti digitali è molto competitivo in India, con concorrenti come il leader di mercato Paytm, l’app locale supportata dal gigante cinese dell’e-commerce Alibaba.Google Pay di Alphabet Inc, PhonePe di Walmart e Amazon Pay hanno preso anche loro piede in India.

Ci si aspettava che WhatsApp fosse un punto di svolta nel Paese e che sarebbe diventato in tempi brevi il principale player per i pagamenti digitali, superando Paytm. Attualmente, ci sono oltre 1 miliardo di utenti di telefonia mobile nel Paese e il mercato dei pagamenti digitali dovrebbe raggiungere un trilione di dollari entro il 2023.

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Da Facebook Dating a Whatsapp pay: ecco le novità di F8

Il 30 aprile e il 1 maggio si è tenuta a San Jose, in California, F8, la conferenza degli sviluppatori di Facebook. In apertura, Mark Zuckerberg, ha parlato di Facebook e del futuro dei tutti i brand del gruppo: ecco i punti salienti.

FACEBOOK

Argomento principe della presentazione è stata la privacy: Facebook, infatti, subisce ancora le ripercussioni dello scandalo Cambridge Analytica e ha tutte le intenzione di riscattarsi.

Zuckerberg ha infatti dichiatato che «ora che il mondo diventa più grande e più connesso abbiamo bisogno più che mai di quel senso d’intimità. Ed ecco perché credo che il futuro sia privato».

Facebook si specializzerà poi principalmente su due formati: le Storie, privati per eccellenza cancellandosi automaticamente dopo 24 ore, e i gruppi, che saranno sempre più concepiti come spazii ristretti e privati, all’insegna della libertà di pensiero.

SEMPRE MENO BLU

Tra le altre cose che Facebook cambierà, ci sarà anche la scelta del colore: il Social Network, da sempre caratterizzato dal blu, lo abbandonerà gradualmente. Non si sa ancora quale sarà il nuovo assetto grafico.

PIÙ STRUMENTI PER I GRUPPI

I gruppi, uno dei motori di Facebook, verranno valorizzati ancora di più, ampliando gli strumenti che permettono agli utenti di interagirci.

Ogni community, infatti, avrà strumenti dedicati e personalizzati per migliorare la comunicazione tra i membri del gruppo, così come la compravendita e la condivisione di contenuti anche fuori dal gruppo.

DATING

Ultimo, ma non per importanza, Facebook lancerà la funzione Dating. Gli utenti potranno, infatti, segnare una secret crush – quindi anonima –all’utente di cui si è interessati e, se anche quest’ultimo dovesse ricambiare, allora l’applicazione rivelerà ad ambo le parti l’interesse di entrambi. In caso contrario rimarrà segreta.

MESSENGER

Messenger, il servizio di messaggistica di Facebook, diverrà sempre più leggero e veloce: questo è ciò che è stato riportato durante l’F8, la conferenza degli sviluppatori di Facebook.

Entro fine 2019 sulla nuova versione di Messenger sarà possibile guardare video in condivisione con gli amici con cui si sta chattando. È stato poi annunciato anche il lancio di una nuova applicazione desktop per Windows e MacOS, che permetterà anche di fare videochiamate di gruppo e collaborare a progetti in condivisione.

Le novità sono attualmente in test e potrebbero essere disponibili per fine 2019.

WHATSAPP

Durante la conferenza degli sviluppatori di Facebook F8, è stata annunciata una nuova funzionalità per WhastApp.

Verrà, infatti, introdotta nell’applicazione di messaggistica una nuova funzionalità che permetterà alle aziende di inviare ai propri clienti i cataloghi dei propri prodotti. Si tratta di una modalità che permetterà ai consmatori di essere aggiornati sui prodotti e servizi dei brand, senza dover lasciare il servizio di messaggistica. La funzione dovrebbe essere disponibile nei prossimi mesi.

Zuckerberg ha, inoltre, rivelato che stanno lavorando su WhatsApp Pay non solo per renderla privata e sicura, ma anche facile da usare: l’obiettivo è quello di poter svolgere transazioni su WhatsApp con la stessa facilità con cui si invia una foto. Al momento la funzione è in fase di test in India, in cui ha una da 200 milioni di persone, e verrà lanciata quest’anno in diversi Paesi.

INSTAGRAM

Se ne parlava già un mese e mezzo fa e ora ne arrivata la conferma: Instagram sarà sempre più una piattaforma per realizzare acquisti. Durante l’F8, la conferenza degli sviluppatori di Facebook, sono state descritte anche le novità che coinvolgeranno il social fotografico per eccellenza: tra queste Instagram permetterà ai creator di fornire informazioni sugli accessori o i vestiti indossati nelle foto, in modo tale da renderne possibile l’acquisto direttamente in-app da parte degli utenti.

Oltre a questo, è stato annunciato un avvicinamento ancor più forte del Social al suo fratello maggiore, Facebook, di cui integrerà alcune delle funzionalità, come, ad esempio, la possibilità di raccogliere fondi per le associazioni no profit tramite un adesivo applicabile sulle Stories.

Un terzo aggiornamento concernerà il design della fotocamera che permetterà di usare più facilmente gli effetti visivi e gli adesivi. Infine, è stato annunciato un controllo attraverso sistemi di AI circa i discorsi di odio e gli episodi di cyberbullismo.

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Il crollo di Huawei in Italia: le intenzioni di acquisto online scendono del -64,8%

Nelle ultime settimane, Huawei ha decisamente fatto parlare di sé, e non per nuovi modelli o innovazioni senza pari. Lo scorso 20 maggio, infatti, Google aveva deciso di “tagliare” Android alla società cinese e in tutto il mondo (anche in Italia) ci si è chiesti cosa riservasse il futuro per i possessori di questo smartphone (o per gli interessati ad acquistarne uno). idealo – portale internazionale di comparazione prezzi tra i leader in Europa – ha deciso di approfondire la tematica per capire quanto il caso Huawei si rifletta anche nel commercio online.

Come prima cosa, secondo i dati rilevati, il mercato degli smartphone in quasi tutt’Europa sta vivendo in  questo periodo  un’inflessione negativa: parliamo  infatti di un -38,2% in Italia, un –15,8% nel Regno Unito, un -10,7% in Spagnae infine un -9,5% in Francia. Gli unici due Paesi dove, invece, la situazione è in controtendenza sono Austria (+1,1%) e Germania (+26,8%).

Ma come si stanno comportando gli e-consumer nei confronti di Huawei? In questi giorni le ricerche sono letteralmente crollate in tutta Europa: Regno Unito (-77,8%), Spagna (-67,1%), Italia (-64,8%), Francia (-55,9%), Austria (-36,1%) ed infine Germania (-13,0%).

In Italia, in particolare, a crollare in questi giorni però non sono stati solo i device Huawei, ma anche prodotti di brand cinesi come Honor (-56,3%), Cubot (-50,0%) e Xiaomi (-26,9%) e Alcatel (-25,0%). Viceversa, i brand cinesi in spinta positiva sono OnePlus  (+91,0%) e OPPO (addirittura il +100,0% di ricerche).

Uno sguardo più ampio sulla diffusione degli smartphone cinesi in Italia

In Italia la percentuale di diffusione degli smartphone cinesi è pari al 35,8% ed è tra le percentuali più alte di tutt’Europa (seconda solo alla Spagna, 44,4%). Segue poi il Regno Unito (29,5%), la Francia (27,9%), l’Austria (23,3%) e la Germania (22,6%).

Verso quali produttori cinesi si orienta – o si è orientato in passato fino ai recenti accadimenti – l’interesse degli e-consumer italiani? Nella top five del 2019 degli smartphone più desiderati vi sono tre produttori cinesi quali Xiaomi (16,9%), Huawei (16,1%), Honor (5,6%). Oltre a questi tre famosi brand, tra le altre case cinesi produttrici di smartphone l’interesse degli e-consumer italiani è stato rivolto verso OnePlus, Alcatel, Lenovo, Meizu, Cubot, ZTE, Oppo, Hisense, Haier, Vivo e Coolpad.

I cinque smartphone cinesi più desiderati su idealo Italia nell’ultimo anno hanno visto al primo posto Xiaomi Redmi Note 5 seguito da Huawei p20, Xiaomi Mi a2 Lite, Xiaomi Redmi 5 plus e ancora Huawei p20 Lite.

L’e-consumer italiano interessato agli smartphone cinesi

Si tratta per la maggior parte dei casi di utenti tra i 35 e i 44 anni (28,0%) e uomini (79,0% vs 21,0% delle donne). Interessante notare come nella stragrande maggioranza dei casi (89,8%) le ricerche vengano effettuate da dispositivi Android: solo il 7,5% delle ricerche di smartphone cinesi vengono infatti cercate da iOS (per quanto riguarda Windows abbiamo una percentuale solo del 1,5%). Passando alle preferenze di navigazione, secondo i dati raccolti dal lunedì al venerdì si hanno l’11,2% di ricerche in più rispetto al fine settimana.

Le tre regioni italiane nelle quali viene rilevato maggior interesse nei confronti di smartphone cinesi sono il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. In fondo alla classifica, invece, Umbria, Basilicata e Valle d’Aosta.

“Accadimenti come il “caso Huawei” influenzano i consumatori e ribaltano completamente le carte in tavola – ha commentato Fabio Plebani, Country Manager per l’Italia di idealo – su idealo Italia tra gli smartphone più desiderati dell’ultimo anno vi è sempre stato Huawei ma dopo quanto accaduto nei giorni scorsi, le cose sono letteralmente cambiate. Se quindi da un lato vi è un momento di stagnazione nel mercato degli smartphone, dall’altra parte vi sono i brand cinesi che risentono in particolar modo di questa inflessione negativa. Non sappiamo come si evolveranno le cose, ciò che è certo è che da questo momento in poi si delineeranno nuovi equilibri nei quali potranno emergere nuovi player. Oppure, in alternativa, a beneficiarne potrebbero essere proprio i grandi rivali Apple e Samsung, che da tempo stavano subendo l’avanzata cinese. In momenti di incertezza, infatti, gli utenti potrebbero affidarsi ai marchi più conosciuti, soprattutto se le limitazioni verranno estese a tutti i produttori cinesi”.

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Il primo trimestre di Amazon segna un record dell’utile netto per il quarto trimestre consecutivo

Con un fatturato di 59,7 miliardi di dollari (in aumento del 17%) e 3,6 miliardi di utile netto – contro gli 1,63 dello stesso periodo del 2018 -, Amazon si riconferma una realtà in forte crescita. A riconfermarlo è anche l’utile per azione, che ha visto un’impennata, passando da 3,27 dollari a 7,09, superando di molto le aspettative del mercato (che si aspettava un valore attorno ai 4,70 dollari).

La motivazione di questo miglioramento è da ricercare, soprattutto, nella riduzione dei costi: questi ultimi sono, infatti, aumentati solamente del +12%, un numero nettamente inferiore al +41% che aveva contraddistinto i primi tre mesi del 2018.

Guardando al secondo trimestre dell’anno, Amazon prevede un fatturato tra i 59,5 miliardi e i 63,5 miliardi, in aumento rispettivamente tra il 13% e il 20%, con il mercato che prevede un business di 62,4 miliardi.

La crescita pubblicitaria

 

La categoria Altri ricavi del bilancio di Amazon, in cui la gran parte dei ricavi è fatto dal business dell’advertising, ha chiuso i primi tre mesi del 2019 con un totale di 2,72 miliardi di dollari, in aumento del 36% rispetto allo stesso periodo del 2018.

Un aumento considerevole in termini assoluti, ma che perde di importanza confrontato con l’incremento del 97% degli ultimi tre mesi del 2018 e dopo avere ottenuto crescite di oltre il 100% nei tre precedenti trimestri. Tuttavia, sulla lettura dei conti della società pesa una variazione contabile introdotta nel gennaio 2018, tanto che, su base rettificata, il tasso di crescita anno su anno di “Altri Ricavi” è stato del 38% nel quarto trimestre del 2018 e si collocava tra il +51% e +73% nei trimestri precedenti.

Alle domande degli analisti circa questo rallentamento, Brian Olsavsky, Cfo di Amazon, ha spiegato che, dentro “Altri ricavi”, «la pubblicità ha ottenuto un risultato migliore del +36%» della categoria. Inoltre, Olsavsky ha sottolineato che per la società «l’avventura nel mercato dell’advertising è solo agli inizi», e che dunque gli investimenti in nuovi prodotti e strumenti a servizio dei brand sono continui, «e possono determinare anche andamenti fluttuanti nel trend di crescita». Amazon, ha aggiunto il manager, ha apportato negli ultimi mesi diverse modifiche alla sua piattaforma pubblicitaria con l’obiettivo di migliorare «l’efficienza e anche le prestazioni dell’annuncio».

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