• Skip to main content
  • Skip to primary sidebar

Keyformat è una digital agency di Milano che fornisce servizi di consulenza web marketing, social media management, SEO, link building e realizzazione siti

We are going to tell you our history, which thanks to team work has made every victory possible. We have brought into play our abilities, and that’s why we have been chosen for great projects. If you are looking for the latest news you are definitely the next one to contact us.
  • it
  • en

Affinity Marketing

Affinity Marketing

Formati pubblicitari e realtà aumentata, Teads lancia inRead AR

Che la realtà aumentata potesse contribuire significativamente al mondo dell’advertising era questione di tempo. I progetti in ballo, volti a realizzare delle esperienze che siano davvero efficaci, hanno iniziato a coinvolgere un numero consistente di player, dando vita a prodotti sempre più completi. L’ultima novità arriva da casa Teads che durante il festival Cannes Lions ha presentato la prima versione dimostrativa del suo nuovo formato inRead AR tramite due demo create per Burger King e per Ray Ban.

«La realtà aumentata è entrata a far parte dell’immaginario comune grazie ad app come Pokemon Go, che ha portato le persone ad avere sempre più familiarità con questa tecnologia. inRead AR offrirà ai brand l’opportunità di interagire con i consumatori in modo molto più profondo e più personale, questo rende la pubblicità ancor più emozionante», ha spiegato Bertrand Cocallemen, Global Creative Director di Teads Studio.

Come funziona il nuovo formato

inRead AR sarà disponibile nelle prossime settimane attraverso Teads Studio  e consentirà ai brand di fare leva sulla potenza della realtà aumentata per creare annunci altamente ingaggianti e interattivi. Nello specifico, il formato permetterà agli utenti di interagire con un annuncio in realtà aumentata senza scaricare applicazioni dedicate: tutta l’interattività prenderà vita all’interno dell’ad unit di inRead AR, su browser mobile o desktop.

L’integrazione della realtà aumentata è resa possibile grazie alla partnership con DeepAR, un team di ingegneri, ricercatori provenienti dal MIT, 3D designer con precedenti esperienze in Candy Crush e Dreamworks. Grazie a questa partnership, i designer e il dipartimento creativo interno di Teads potranno utilizzare la realtà aumentata di DeepAR con l’SDK di face-tracking per valorizzare l’esperienza pubblicitaria. «Ora più che mai, la pubblicità ha la necessità di colpire e sorprendere i consumatori. Questo formato permette ai brand di interagire con l’utente in modo creativo e ludico, creando esperienze divertenti e memorabili che producono risultati», ha aggiunto Emi Gal, CEO di Teads Studio & CMO di Teads.

L’innovazione come chiave del successo

Questa è solo l’ultima delle innovazioni introdotte da Teads: nell’ultima settimana Teads ha annunciato una nuova offerta a performance rivoluzionaria guidata dall’AI, Teads True Visits, e nel 2017 la società è stata la prima al mondo ad integrare dei chatbot all’interno di annunci video. Con inRead AR, brand e advertiser avranno accesso alla piattaforma di Teads che vanta una audience reach di 1,2 miliardi di visitatori unici al mese, di cui 800 milioni su mobile. Secondo comScore, la reach globale di Teads super quella di Oath, Adap.tv, Brightroll, Tobemogul di Adobe e SpotX di Bertelsman. Inoltre, in molti Paesi, incluso il Regno Unito, la reach potenziale della società (ovvero la reach mensile deduplicata dei propri publisher) supera quella di Facebook ed è alla pari di quella di Youtube.

Filed Under: Affinity Marketing Tagged With: keyformat

Affinity Marketing

Quali sono i 10 influencer Instagram più pagati al mondo e quanto guadagnano

Quanto guadagna un top influencer su Instagram? Cifre da capogiro. Per chi ha milioni di follower ogni post può fruttare fino a 18 mila dollari. E a farla da padrone, sul social dedicato alle immagini, sono quasi sempre donne

C’è un motivo se schiere sempre più ampie di giovani ambiscono, oggi, tra lo sgomento dei propri genitori, a “diventare influencer”. Quello dei cosiddetti influencer – ossia di coloro che, “dall’alto” di un canale Youtube, di una pagina Instagram o Facebook, o utilizzando qualunque altro strumento social comunicano e, appunto, influenzano i propri follower attraverso le proprie scelte – è un mercato florido, e sempre più aziende in tutto il mondo decidono di ricorrere, anche in maniera sistematica, all’aiuto degli influencer per promuovere i propri prodotti o servizi. Secondo alcune indagini, il settore inizia a movimentare cifre interessanti. Negli stati Uniti, secondo un report eMarketer, soltanto Instagram avrebbe generato qualcosa come 570 milioni di dollari di sponsorizzazioni pubblicitarie. Oggi nascono nuovi Influencer praticamente ogni giorno. Come in tutti i settori, c’è chi riesce nell’intento di affermarsi nel mondo dei social influenzando davvero i consumatori e chi no. Ma coloro che ce la fanno, i “grandi” che raccolgono sulle proprie pagine milioni di utenti, possono vantare dei veri e propri tesori. L’azienda di social media intelligence Blogmeter ha stilato un elenco dei 10 influencer più pagati di Instagram, una classifica scaturita da un’analisi effettuata nel periodo compreso tra il 12 dicembre 2017 e l’11 gennaio 2018, basata sui dati di prezzo condivisi da HopperHQ

 I primi tre sul podio: Huda Kattan, Cameron Dallas e Jennifer Selter

Sul gradino più alto del podio di questa Top 10 troviamo Huda Kattan, beauty influencer, nata negli Stati Uniti da genitori iraniani. Nel 2010 ha aperto il suo blog, che nel giro di pochi mesi ha raggiunto una popolarità tale da lanciare il primo marchio di make up nel 2013. Oggi Huda Kattan può contare su 25,6 milioni di follower su Instagram, dove posta circa 9 contenuti al giorno con un engagement mensile pari a circa 54 milioni di utenti. Un post sponsorizzato da questa influencer, secondo i dati rilasciati, costa circa 18mila dollari. Al secondo posto, molto vicino al primo, c’è un giovane influencer uomo: Cameron Dallas, il cui cachet è pari a 17mila dollari per post. Ha iniziato a pubblicare video sulla piattaforma Vine nel 2012 e ora è ambasciatore D&G con circa 21 milioni di seguaci e un engagement mensile di 24 milioni di utenti. Al terzo posto troviamo Jennifer Selter. Popolare per le foto del suo fondoschiena, Jen conta 12 milioni di follower e un engagement di 6,3 milioni di utenti: 15mila dollari è il costo richiesto per un post sponsorizzato da questa stella del fitness.

 Dal terzo al sesto posto Nash Grier, Zoe Sugg e Chiara Ferragni

 Gli Youtubers Nash Grier e Zoe Sugg condividono la quarta piazza: entrambi, per ogni loro singolo post sponsorizzato su Instagram chiedono 13mila dollari. Il primo è conosciuto soprattutto per i suoi video di sketch comici, che l’hanno portato a raggiungere i 10 milioni di follower su Instagram e quasi 5 milioni di iscritti al canale YouTube; la seconda, meglio conosciuta come Zoella, è diventata popolare per i suoi video su bellezza e moda e ora può contare su oltre 12 milioni di iscritti sul suo canale YouTube e quasi 11 milioni di seguaci su Instagram. Al sesto posto troviamo l’unica influencer italiana in classifica: Chiara Ferragni, ideatrice del marchio The Blond Salad. La compagna del rapper Fedez ha un costo per post sponsorizzato di 12mila dollari, ma su Instagram ha a disposizione uno degli engagement migliori in circolazione, con oltre 40 milioni di utenti mensili e 13 milioni di seguaci.

 Chiudono la Top 10 Julie Sariñana, Aimee Song, Danielle Bernstein e Liz Eswein

 Al settimo e ottavo posto della classifica troviamo due blogger americane di moda e life style: Julie Sariñana, meglio conosciuta come SincerelyJules e Aimee Song, o SongOfStyle, che condividono lo stesso numero di seguaci su Instagram: 4,8 milioni ciascuno. La prima ha un costo per post di 10mila dollari, la seconda di 9mila. Infine completano la Top 10 stilata da Blogmeter, Danielle Bernstein, che grazie al suo profilo Instagram WeWoreWhat, può contare su 1,8 milioni di follower e circa 7mila dollari per ogni singolo post sponsorizzato e Liz Eswein (@newyorkcity), una fotografa con base a New York che vanta 1,4 milioni di follower su Instagram e un cachet di 6mila dollari per post sponsorizzato.

Filed Under: Affinity Marketing Tagged With: Influencer marketing, keyformat

Affinity Marketing

Con DB Shaper l’email marketing diventa programmatic

La piattaforma, che offre soluzioni del tutto inedite per il mercato italiano, è in fase di lancio e promette di rivoluzionare il settore grazie a deduplica, Dmp, Dsp e invii effettivi certificati in tempo reale 

 Si basa sullo strumento di comunicazione più antico di tutta la rete e più di una volta, in passato, abbiamo sentito annunciare la sua imminente scomparsa, per inadeguatezza tecnologica. Eppure, attraverso il progressivo affinamento delle strategie, l’email marketing ha saputo mantenere quasi intatta negli anni la sua notevole efficacia, restando un elemento essenziale in ogni moderno piano di comunicazione. Oggi finalmente, l’email marketing si evolve anche in senso tecnologico, introducendo sul mercato il programmatic email marketing. La prima piattaforma che permette la gestione completamente automatizzata dei flussi di mail si chiama dbSHAPER e viene da Lodi. A crearla, uno tra gli imprenditori maggiormente esperti in Italia nell’email marketing e nella lead generation: Davide Raimondi, già fondatore di WebbDone, azienda storica del settore.

L’email marketing si fa programmatico

dbSHAPER costituisce una novità per il mercato italiano e internazionale destinata a far compiere al settore un salto in avanti tecnologico. Si tratta della prima piattaforma di email marketing in grado di certificare gli invii delle campagne dem sui soli utenti selezionati. Con dbSHAPER, infatti, è possibile confrontare più database contemporaneamente, anche quelli appartenenti a editori esterni, deduplicando gli utenti unici grazie all’unione criptata dei contatti email e dei numeri di cellulare di tutti gli operatori del settore web marketing presenti nella piattaforma. Dopo aver filtrato gli utenti per interesse da un unico punto di accesso, è possibile ottenere i risultati della query sui database che vengono normalizzati per creare un buyer persona univoco. Il tutto in tempo reale.

Ma l’elemento che fa di questo strumento un tool davvero unico per modernità ed efficacia è la possibilità di ottenere, in tempo reale, analisi puntuali sui volumi effettivamente raggiunti. Una facoltà che nessun’altra piattaforma al momento è in grado di offrire agli inserzionisti che fa di dbSHAPER lo strumento ideale per campagne a CPM performanti sia se orientate alla Brand Awareness sia se focalizzate sul ROI. Potente anche l’operatività: tutte le operazioni di selezione, invio email e acquisizione spazi adv vengono eseguite attraverso una unica dashboard con un’interfaccia intuitiva e pratica che permette a chi la usa di programmare ogni aspetto in autonomia.[/vc_column_text][hcode_blockquote blockquote_icon=”1″ hcode_blockquote_heading=”Davide Raimondi | CEO e founder dbSHAPER “]Per quanto ci risulta, alcune delle opportunità offerte da questa piattaforma sono del tutto inedite per il nostro mercato e forse anche in senso internazionale. Un risultato che non può che renderci estremamente orgogliosi e per il quale ringrazio la mia squadra di R&S.[/hcode_blockquote][vc_column_text]DMP E DSP, tutto in un solo posto

L’altra grande novità di dbSHAPER, che la rende probabilmente la prima piattaforma di email marketing al mondo ad integrare le tecnologie di DMP e DSP per centri media e aziende. Attraverso la DMP gli investitori hanno a disposizione 60 milioni di utenti non duplicati e clusterizzati, profilati attraverso tag che garantiscono l’invio certificato. Durante ciascun invio ai vari database, infatti, dbSHAPER analizza i dati comportamentali degli utenti che ricevono le campagne, con lo scopo di generare audience targettizzate specifiche. Questa operazione permette di affinare il rendimento delle campagne successive e massimizzarne i risultati, minimizzando il rischio di percezione negativa del prodotto dovuta a una comunicazione poco contestuale.

Inoltre, gli indirizzi mail all’interno di DB Shaper sono criptati con il sistema MD5con stringhe esadecimali univoche, che rende la DMP perfettamente rispondente alle vigenti norme in tema di privacy, grazie anche alla supervisione del team legale di Iab Italia. Anche sul versante delle tecnologie DSP, il team di sviluppo della piattaforma promette entro fine anno un servizio unico: la possibilità di acquistare con il meccanismo dell’asta i migliori spazi disponibili in tempo reale offrendo, grazie alla relativa mancanza di competitor, la garanzia di miglior rapporto prezzo su astdavide raimondi ceo e founder dbshaper_keyformata.

«Per quanto ci risulta, alcune delle opportunità offerte da questa piattaforma sono del tutto inedite per il nostro mercato e forse anche in senso internazionale – spiega Davide Raimondi, CEO e founder di dbSHAPER –. Un risultato che non può che renderci estremamente orgogliosi e per il quale ringrazio la mia squadra di R&S. Ora vogliamo sottoporre il nostro prodotto all’esame del mercato: stiamo già ricevendo numerose richieste per provare la nuova piattaforma, ma il nostro obiettivo è dare a tutti gli operatori la possibilità di sperimentare l’email marketing a un livello di efficienza mai visto prima. Oggi i brand grandi e piccoli vogliono sicurezza, affidabilità dell’invio e misurabilità immediata. Noi siamo in grado di garantire tutto questo e lo facciamo con la tecnologia più evoluta in commercio – conclude Raimondi»

Filed Under: Affinity Marketing Tagged With: keyformat

Affinity Marketing

Tradelab lancia brand impact e svela come ottimizzare la durata di esposizione alle campagne

Il nuovo algoritmo consente di aumentare l’impatto dei messaggi pubblicitari display e propone un nuovo standard di misurazione della viewability, introducendo il Cost Per Hour. abbiamo parlato Di questa novità e dell’andamento del mercato con il Country Manager dell’azienda, Gaetano Polignano

Vendere online è un po’ come organizzare una brigata di cucina, c’è l’addetto alle salse, l’addetto ai primi, chi si occupa di preparare i dolci e via dicendo. Le figure sono molte, così come i compiti da svolgere. L’importante è essere tutti uniti per raggiungere un unico risultato comune: soddisfare le esigenze del cliente. La storia è la stessa per le aziende che fanno ecommerce, anche se, invece di smanettare tra i fornelli si gioca con logistica, marketing e customer experience. In questi tre calderoni sono racchiuse tutta una serie di attività, tra cui ovviamente quelle di advertising. Tra le novità presentate in quest’ambito, Tradelab ha recentemente lanciato Brand Impact, un nuovo algoritmo di ottimizzazione della durata di esposizione pubblicitaria, che permette agli inserzionisti di gestire in modo più efficiente la durata di esposizione accumulata da un utente per il loro banner. Di conseguenza, può aiutarli a massimizzare la memorizzazione effettiva delle comunicazioni. Nei progetti della programmatic company, che sta vivendo un 2018 molto positivo, c’è anche quello di far evolvere lo standard di misurazione della viewability. Di questo e dell’andamento del business, ne ha parlato a Dcommerce Gaetano Polignano, Country Manager di Tradelab.

Grazie al vostro nuovo algoritmo “Brand Impact” è possibile generare un significativo aumento dell’attrattività pubblicitaria attraverso la durata di esposizione cumulata di un utente. Come funziona?
Brand Impact, il nostro algoritmo di controllo della durata di esposizione cumulata di un utente al banner visibile di un inserzionista, è rivolto soprattutto agli advertiser che desiderano lavorare sulla brand awareness. Per sviluppare questa soluzione ci siamo basati su alcuni studi che hanno dimostrato una relazione diretta tra la durata di esposizione a una pubblicità e la memorizzazione del messaggio del brand. Brand Impact permette all’inserzionista di impostare la durata d’esposizione per utente giudicata ottimale affinché il suo messaggio venga effettivamente memorizzato e ricordato. L’esposizione cumulata, in questo modo, permette al brand un migliore controllo della pressione pubblicitaria, permettendo di massimizzare il numero di utenti esposti alla sua campagna.

Quindi, qual è il tempo di esposizione ottimale affinché si fissi il ricordo di un messaggio pubblicitario? Avete già ottenuto dei risultati misurabili su campagne erogate?
Secondo i nostri studi, il tempo minimo di esposizione affinché si fissi un ricordo è di circa 25-30 secondi. Oltre quel tempo, la correlazione diviene inversa e mostrare ulteriormente il messaggio potrebbe risultare inutile, se non dannoso. È risaputo che una pubblicità troppo aggressiva ne distrugge il valore. Un caso esemplare è quello del retargeting degli utenti “caldi”, cioè quelli che hanno visitato una scheda prodotto o messo un prodotto nel carrello nelle ultime 24 ore e che potrebbe portare l’utente ad abbandonare l’acquisto. Parlando di risultati, Brand Impact ha permesso di raggiungere performance positive soprattutto sulle campagne dei nostri clienti del settore assicurativo e automotive e per un nostro cliente del settore gaming ha contribuito ad aumentare il tasso di visita del 28% e ridurre il CPH del 44%.[/vc_column_text][hcode_blockquote blockquote_icon=”1″ hcode_blockquote_heading=”Gaetano Polignano | Country Manager Tradelab “] Con il Brand Impact abbiamo introdotto anche un nuovo parametro di misurazione: il Cost per Hour. [/hcode_blockquote][vc_column_text]Brand impact introduce, infatti, un nuovo indicatore di performance, il Cost per Hour (CPH), di cosa si tratta e quali sono i vantaggi?
Sì, esatto, con Brand Impact abbiamo introdotto anche un nuovo parametro di misurazione: il Cost per Hour. Ancora poco compreso nel nostro Paese, ma già diffuso in mercati più maturi all’estero, questo indice permette di andare oltre gli standard di visibilità passando a un criterio di durata di esposizione a un banner visibile. Il CPH ci permette di controllare e misurare l’efficacia delle campagne dei nostri clienti su un KPI comune: il CPCV (costo per utente esposto per un tempo cumulato X giudicato ottimale). Questo metodo di ottimizzazione e di misurazione permette di aumentare l’impatto delle campagne di branding e l’efficacia di ogni euro speso dall’inserzionista.

Perché gli inserzionisti sono insoddisfatti rispetto agli standard esistenti come il CPM? Il CPH potrebbe essere un sostituto valido?
Già da molto tempo notiamo un certo livello d’insoddisfazione da parte degli inserzionisti riguardo agli standard esistenti.  Gli advertiser non hanno più fiducia nel modello dominante, il CPM, perché il valore di mercato delle impression non riflette un dato reale. Il CPH permette, invece, di rispondere alle continue richieste degli utenti e dei brand di avere una pubblicità più sostenibile. Passando al CPH, gli inserzionisti pagheranno da una parte solo per i banner realmente viewable e, dall’altra, il prezzo di ogni impression varierà in funzione del numero di secondi visibili. Questo modello si può definire “pay per real use” e migliorerà la fiducia degli advertiser nell’efficacia dei propri investimenti in digital.

Quali sono le basi necessarie affinché il CPH diventi, effettivamente, uno standard di settore?
Noi ci auguriamo che il CPH possa diventare presto il nuovo standard di settore. La logica del CPH aumenta la produttività dei media, portando a una riduzione effettiva dei budget e a un’ottimizzazione degli spazi utilizzati. Tuttavia, un cambiamento così profondo nel nostro settore non può avvenire dall’oggi al domani. È necessario che ci sia un allineamento degli interessi da parte di tutti player dell’ecosistema e, in primis, degli inserzionisti che devono incoraggiare l’intera filiera a proporre nuove regole del gioco. Quando Google ha sostituito la fatturazione a CPM con il CPC in Adwords (nel 2002) il motore di ricerca era già dominante nella maggior parte dei mercati occidentali, il che ha permesso di imporre rapidamente lo standard. Per quanto riguarda invece la display, l’ecosistema è molto più complesso e frammentato, il che porta a un rallentamento nella diffusione di questo tipo di iniziative.

Il vostro algoritmo funziona per le campagne desktop.  Per quanto riguarda il mobile, invece?
Il nostro obiettivo è di rendere presto disponibile Brand Impact anche per il web mobile perché è un mondo che funziona sempre con i cookie. Il lavoro diventa un po’ più complicato in-app, ma stiamo cercando di trovare un modo per controllare la durata di esposizione cumulata in cross-device, sia per il traffico desktop, sia per quello da mobile e app.

Chiudiamo con una domanda sull’attualità. L’introduzione del GDPR segna l’inizio di un importante periodo di cambiamenti per le aziende data driven, l’introduzione del GDPR. Cosa cambierà per il settore del programmatic? Quali sono le criticità e quali i vantaggi che Tradelab ha individuato in questo shift?
Il settore del programmatic subisce un impatto diretto dal GDPR, soprattutto, per quanto riguarda l’estensione della definizione di dati personali. La nuova normativa stabilisce, infatti, che cookie e ID, i quali rappresentano la maggioranza dei dati utilizzati dal nostro ecosistema, siano ora considerati dati personali a tutti gli effetti. I dati costituiscono il carburante che alimenta il programmatic per fornire annunci mirati e rilevanti per gli utenti. Questo, è uno dei motivi per cui all’inizio del 2017 abbiamo condotto un audit approfondito insieme all’organismo europeo ePrivacyseal, incentrato sui nostri processi di raccolta, storage e condivisione dei dati degli utenti per assicurarne la conformità alle nuove direttive. Una delle principali sfide del settore consisterà nella suddivisione della responsabilità nella protezione dei dati. Il GDPR prevede, infatti, che la responsabilità venga condivisa vista la complessità nel nostro settore e la molteplicità degli interlocutori coinvolti. Il grande vantaggio conseguente all’introduzione del GDPR sarà, invece, quello di portare ad una omogeneità delle normative europee, facilitando la comprensione dei nostri obblighi. Ma, soprattutto, il GDPR porterà un maggiore livello di trasparenza al mercato digitale, oggi assolutamente necessario per stabilire nuove “regole del gioco” basate sul rispetto degli utenti.

Filed Under: Affinity Marketing Tagged With: keyformat

Affinity Marketing

Quando l’Influencer Marketing incontra il Native, nasce il nuovo Affinity Marketing

La data driven agency Keyformat ha sposato un nuovo approccio che unisce le due attività che, più di ogni altra cosa, valorizzano elementi quali la targettizzazione degli utenti e l’affinità del messaggio rispetto al target

Con il termine Affinity Marketing nel nostro Paese si tende a considerare soprattutto i programmi di loyalty, ossia quell’insieme di attività relazionali e promozionali utilizzate soprattutto con finalità fidelizzanti, da brand di grandi dimensioni, spesso in collaborazione tra loro o con associazioni altrettanto note. In realtà, nel moderno mondo della comunicazione digitale, multicanale e, soprattutto, sociale, l’Affinity Marketing è lo strumento di gran lunga più efficace di cui i brand hanno a disposizione: una forma di promozione che mette a sistema le due attività che, più di ogni altra, valorizzano elementi quali la targettizzazione degli utenti e l’affinità del messaggio al target a cui è rivolto. Non più messaggi unici diffusi indistintamente, ma un’accurata segmentazione dei contenuti, distribuiti in coerenza con le aspettative degli utenti e misurati con analiticità. Il native e l’Influencer marketing utilizzati in sinergia per creare progetti distintivi e quasi sempre efficaci.

 [/vc_column_text][hcode_blockquote blockquote_icon=”1″ hcode_blockquote_heading=”VIVIANA BOTTALICO, MANAGING DIRECTOR KEYFORMAT”]Il nostro obiettivo è quello di proporre veri e propri “percorsi comunicativi”, non semplici campagne[/hcode_blockquote][vc_column_text]LA BUSINESS PROPOSITION

È questa, per esempio, la nuova business proposition di Keyformat, agenzia di marketing digitale data driven che, sotto la guida della Managing Director Viviana Bottalico, ha progressivamente abbandonato il suo DNA di SEO agency espandendo la gamma dei servizi offerti che oggi comprende, oltre all’attività originaria, la consulenza strategica, il media planning e soprattutto una serie di servizi di comunicazione che sfrutta sinergicamente alcuni degli strumenti considerati oggi tra i più efficaci in assoluto: il native, il social e l’influencer marketing. Questi, racchiusi e valorizzati sotto un unico cappello, costituiscono, appunto, il nuovo Affinity Marketing. Un approccio che intende superare definitivamente la metodologia tradizionale basata sulla pubblicità monodirezionale diretta verso utenti-bersaglio passivi, per sostituirla con strumenti che li coinvolgano direttamente nelle attività di comunicazione dei loro brand preferiti, nella veste di prosumer. Si tratta, in definitiva, della naturale evoluzione di un mercato che punta alla standardizzazione di una sorta di nuovo media talvolta definito anche “marketing degli utenti”, una forma molto organica e naturale – che in quanto tale va trattato, con metriche comuni e certificazione delle performance.

CAPACITA’ DI MONITORARE

In tal senso, assume importanza critica anche la capacità di monitorare gli indici di performance (audience, engagement, profilazione, brand affinity) in modo da selezionare il miglior insieme di utenti da far partecipare a una campagna di Influencer marketing. «Per questa ragione siamo, innanzitutto, una data driven agency – specifica la Managing Director Viviana Bottalico -. I dati sono importanti non soltanto per determinare il grado di raggiungimento dei Kpi, hanno un ruolo fondamentale anche prima di definire la strategia di comunicazione, per capire come l’utente interagisce con il brand, attraverso quali canali, quali sono i punti chiave da ottimizzare, quali contenuti sono più funzionanti e così via. Il nostro obiettivo è quello di proporre veri e propri “percorsi comunicativi”, non semplici campagne, per aiutare i nostri clienti a raggiungere gli obiettivi in modo certo e misurabile. Lo strumento principe attraverso il quale lo facciamo, dalle nostre parti si chiama “affinity marketing”. Keyformat è un’agenzia di marketing digitale data driven, specializzata in servizi di Intelligence & strategy, Performance Optimization e Social & Influencer Marketing a beneficio delle aziende. Tra i clienti di Keyformat si annoverano: Nestlè, IlMeteo.it, California Bakery, Carrefour, Stefano Boeri Architetti, GEDI Gruppo Editoriale.

Filed Under: Affinity Marketing Tagged With: Influencer marketing, keyformat

Primary Sidebar

© 2021 Keyformat S.r.l.
P.Iva 03643570983

ALL RIGHTS ARE RESERVED
PRIVACY POLICY | COOKIE POLICY
MILANO | REGISTERED & HEAD OFFICE
Via Giacomo Watt, 27
[email protected]
+39 02 81 037 6
Website designed by us.
  • Services
  • Portfolio
  • Contact
This website is hosted Green - checked by thegreenwebfoundation.org
This website is hosted Green - checked by thegreenwebfoundation.org
© 2021 KEYFORMAT S.R.L. | MILANO | REGISTERED & HEAD OFFICE Via Giacomo Watt 27 - 20143 Milano | P.IVA 03643570983
ALL RIGHTS RESEVED | PRIVACY POLICY
Website designed by us.