Facebook crolla in borsa per gli effetti di Cambridge Analytica e del GDPR

Dynamic Marketing 30 Luglio 2018
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Nell’ultima trimestrale l’azienda non centra le stime per la prima volta dal 2015. Cala l’utenza in Europa per effetto del Gdpr. Salgono ancora pubblicità e utili ma il mercato non è convinto delle strategie Non è bastato neppure l’intervento diretto di Mark Zuckerberg. Le audizioni di fronte alle commissioni del governo statunitense e dell’Eu del Ceo di Facebook dopo la nota vicenda di Cambridge Analytica sono servite a evitare le varie maxi-multe che pendevano sull’azienda ma alla distanza il conto è comunque arrivato. A presentarlo sono stati i mercati che hanno “punito” l’ultima trimestrale – la prima dal 2015 in cui Facebook non ha centrato le stime – facendo crollare il titolo di un quinto del proprio valore – il 20,54. Cambridge Analytica più GDPR, uno due fatale Anche gli stessi mercati, evidentemente, devono aver creduto come la maggior parte di noi che neppure lo scandalo mondiale dei “dati facili” che l’ha visto coinvolto a fine aprile potesse rallentare i suoi impressionanti ritmi di crescita. Così quando la scorsa settimana il gigante di Palo Alto ha comunicato di non aver raggiunto i risultati prospettati il titolo azionario è stato oggetto di una vendita in massa, tanto da “bruciare” circa 120 miliardi di dollari di capitalizzazione nelle contrattazioni after-hours di Wall Street, il 20,54% del valore del titolo in due ore, per la precisione. In realtà afar partire le vendite sono stati non soltanto i dati sui ricavi dell’azienda nel trimestre, che benché non abbiano raggiunto la soglia di 1,36 miliardi, hanno comunque segnato un progresso del 42% rispetto ad aprile-giugno 2017, toccando quota 13,23 miliardi. Stesso discorso per l’utile, salito a 5,11 miliardi, e addirittura superiore alle stime (utile per azione a 1,74 dollari rispetto a 1,72 previsto). A gettare un’ombra sulle prospettive dell’azienda dal punto di vista degli analisti sono stati i numeri sugli utenti: nonostante l’azienda comunichi con una certa regolarità il numero complessivo di utenti del proprio “walled garden” (Facebook + Instagram + Whatsapp) sia di 2,5 miliardi di persone nel mondo ogni mese, i numeri sugli utenti unici giornalieri (DAU), fermi a 1,47 miliardi rispetto a un pronostico di 1,49 miliardi hanno spaventato i mercati più delle buone notizie. Gli utenti, in particolare, sono calati in Europa: nel Vecchio Continente Facebook ha perso 3 milioni di utenti giornalieri e 1 milione di utenti unici mensili. Un risultato dovuto, con ogni probabilità, all’adozione del GDPR da parte degli stati Europei. L’adeguamento alle normative europee sulla privacy ha comportato al social network di comunicare le proprie prassi di gestione e richiedere nuovamente il consenso agli utenti. Una simile operazione, giunta subito dopo la notorietà del caso Cambridge Analytica, ha certamente spinto alcuni di essi a uscire da Facebook. Il Futuro con o senza la privacy? E proprio il nodo legato alla privacy sarà quello sul quale si giocherà il prossimo futuro della creatura di Zuckerberg, almeno secondo gli analisti. Se il combinato degli effetti dello scandalo e dell’introduzione in Europa di un nuovo consenso informato da parte degli utenti ha avuto un tale effetto, è difficile non pensare che impatto avrebbe l’introduzione di una regolamentazione analoga negli Stati Uniti, mercato completamente deregolamentato in tal senso. Non è un caso, infatti, se alla vigilia dell’adozione del GDPR in Europa Facebook abbia “spostato” circa 1,5 miliardi di account sparsi nel mondo dai server dell’irlanda a quelli californiani, per evitare proprio le limitazioni del regolamento entrato in vigore il 25 maggio. Il risultato di questa operazione è che per molti dei suoi utenti l’azienda è sottoposta al regime fiscale irlandese ma per quanto riguarda le normative sulla privacy a far fede sono le norme vigenti nello Stato della California. Un assetto che, evidentemente, non ha affatto convinto i mercati sul futuro di Facebook.